venerdì 24 aprile 2015

L'unità resistenziale (1943 - 1947) 

Questi materiali non sono stati scritti da me, ma sono il risultato di una rapida ricerca in rete per trovare delle sintesi che permettano di avere un quadro schematico della problematica situazione politica dell'Italia, durante la transizione dal fascismo alla repubblica.
Per la valutazione critica del periodo storico, si rimanda a quanto fatto in classe.


La svolta di Salerno
Dopo la destituzione e l’arresto di Benito Mussolini, il 25 luglio 1943, il re Vittorio Emanuele III affida al maresciallo Pietro Badoglio l’incarico di formare il nuovo governo. L’esecutivo Badoglio resta in carica fino al 22 aprile 1944, quando sarà sostituito da un nuovo governo guidato dallo stesso Badoglio, ma che avrà vita breve. Il 4 giugno 1944, infatti, gli alleati entrano a Roma e il giorno seguente Badoglio rassegna le dimissioni, per poi riottenere l’incarico dal luogotenente. Il Comitato di liberazione nazionale (Cln) – nato ufficialmente a Roma, nei palazzi del Vaticano, il 9 settembre 1943, e composto dai rappresentanti di tutti i partiti antifascisti che si vanno riorganizzando (Dc, Pd’a, Pdl, Psiup, Pcd’I) – protesta, sia perché la nomina è stata effettuata dal luogotenente, sia perché Badoglio è troppo compromesso col passato regime.
In questo modo il Cln ottiene la nomina del proprio presidente, il demolaburista Bonomi (con l’assenso americano e l’opposizione inglese). Il nuovo governo, al quale partecipano tutti i partiti antifascisti, è reso possibile anche dalla cosiddetta svolta di Salerno, con la quale il leader comunista Palmiro Togliatti propone di rinviare la soluzione della questione istituzionale – quale futuro per la monarchia? – e dare vita a un governo di unità nazionale per fronteggiare le esigenze del momento, cioè la fine della guerra e l’avvio della ricostruzione.

I governi di unità nazionale
Durante i due governi Bonomi emergono contrasti e divergenze di vedute sui temi cruciali fra i partiti del Cln. Inizia, in pratica, la lotta per la conquista del potere e i partiti mettono a punto strutture e iniziative per accaparrarsi la simpatia dell’elettorato (quello meridionale, perché il nord del Paese è ancora nelle mani dei tedeschi). La Dc cerca di attirare nella propria orbita i piccoli e medi proprietari terrieri grazie all’opera svolta dalla Confederazione dei coltivatori diretti (Coldiretti) di Paolo Bonomi. I partiti di sinistra invece si rivolgono alla massa dei braccianti e dei contadini mediante la Confederazione Generale Italiana del Lavoro (CGIL) di Di Vittorio.
Nei primi mesi del 1945, quando gli Alleati occupano progressivamente anche il nord della penisola, sulla scena politica nazionale irrompono forze nuove. È il cosiddetto "vento del nord". In realtà si tratta degli stessi partiti già presenti nel Cln centrale, ma i membri del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia, ancora immersi nel clima di lotta armata e violenta dei mesi precedenti, giudicano i colleghi romani troppo inclini al compromesso e al tradimento degli ideali della Resistenza.
In questa nuova situazione, Bonomi è costretto a dimettersi e – visto che le candidature dei leader socialista e democristiano, Nenni e De Gasperi, si annullano a vicenda - l'incarico viene affidato a Ferruccio Parri, leader della Resistenza del nord, per dare a quest’ultima un adeguato riconoscimento politico. Ma i contrasti tra i partiti sono ormai netti e dopo appena cinque mesi l’esperimento si conclude su iniziativa dei liberali. I principali nodi riguardano la politica economica (i provvedimenti di Parri mirano ad indebolire la grande proprietà monopolistica suscitando, da un lato la simpatia della sinistra, dall’altro la ferma opposizione del centro-destra e degli americani), il ruolo da attribuire alla Consulta (democristiani e liberali vorrebbero ridurla a mero organo consultivo, mentre socialisti, comunisti e azionisti la intendono come soggetto dotato di vasti poteri politici) e la data delle elezioni (la sinistra preme affinché vengano fatte subito le politiche e poi le amministrative, così da poter sfruttare l’entusiasmo della recente lotta di liberazione dal fascismo e dallo straniero, mentre i democristiani, col favore degli americani, vogliono che la prima consultazione sia quella amministrativa).
La caduta del governo Parri coincide con la fine della lotta armata al fascismo e l'inizio di un periodo nuovo, con la ripresa della libera e democratica competizione fra le forze politiche, anche se l’unità delle forze del Cln proseguirà formalmente fino al maggio del 1947.

La fine dell'Unità Nazionale
A Ferruccio Parri succede Alcide De Gasperi. Il primo governo guidato dal leader democristiano nasce su proposta del suo principale rivale, il socialista Nenni. La strategia di quest’ultimo è chiara: mettere in difficoltà De Gasperi spingendolo ad accollarsi la responsabilità del governo in un momento particolarmente difficile; il probabile fallimento avrebbe messo fuori gioco i democristiani, spianando la strada alle forze di sinistra. Il disegno però fallisce e De Gasperi – che rimarrà al governo fino al 1953 – non appena ne avrà la possibilità estrometterà le forze di sinistra dalla compagine governativa.
Il programma di De Gasperi si incentra su due punti fondamentali: ripristinare l’ordine pubblico, anche per tenere a bada le forze di sinistra capaci di mobilitare le masse, e avviare la ricostruzione materiale ed economica del paese. Quanto alla questione istituzionale, invece, la scelta viene affidata ad un referendum popolare (l'elettorato democristiano, infatti, è in larga misura monarchico e perciò schierarsi apertamente per la Repubblicana significherebbe correre il rischio di perdere una cospicua fetta di consensi elettorali; gli stessi monarchici, del resto, propendono per l’ipotesi referendaria, consapevoli che affidare la soluzione all'Assemblea Costituente equivarrebbe ad una condanna a morte sicura per la monarchia).
Il 2 giugno 1946, oltre al referendum che sancisce la fine della monarchia e l’avvento della Repubblica, si svolgono le elezioni per l’Assemblea Costituente. L’esito elettorale fa registrare una doppia sconfitta del Partito Comunista, che fallisce sia l’obiettivo della maggioranza del blocco delle sinistre sul centro-destra, sia quello di ottenere più voti del Partito Socialista. Sul versante opposto, però, la Dc deve fare i conti con la sorprendente affermazione del Fronte dell’Uomo Qualunque di Guglielmo Giannini, che in alcuni collegi del centro-sud sfiora la maggioranza assoluta, a dimostrazione del fatto che molti cattolici ancora non si riconoscono nel partito di De Gasperi. L’esperienza dell'Uq, però, è destinata ad esaurirsi con il radicalizzarsi – anche in conseguenza di ciò che accade a livello internazionale - dello scontro politico, che permetterà alla Dc di presentarsi come unico baluardo anticomunista.
All'indomani del voto del 2 giugno, De Gasperi non cede alla tentazione di formare un governo con i liberali e i partiti di destra - una soluzione, questa, che rischierebbe di sbilanciare la Dc facendole perdere la posizione privilegiata al centro dello schieramento politico - ma forma un governo sostenuto dal tripartito Dc, Psi, Pci, e con l’appoggio del Pri. Ma l'estromissione delle forze di sinistra dall'esecutivo è solo rimandata di alcuni mesi. Nel gennaio del 1947, infatti, il partito socialista vive l’ennesima scissione della sua storia, quella di palazzo Barberini, con Saragat che in dissenso da Nenni fonda il Partito Socialista dei Lavoratori Italiani (che poi assumerà la denominazione di Partito Social Democratico Italiano). Sul piatto, però, restano ancora due questioni spinose che la DC non può correre il rischio di affrontare e risolvere da sola: la firma del trattato di pace che costringerà ad ingoiare non pochi bocconi amari e la votazione dell’articolo 7 del progetto costituzionale (patti lateranensi) che potrebbe essere respinto dal voto contrario di una coalizione di forze laiche e di sinistra. Superati anche questi due ostacoli, nel maggio del 1947, De Gasperi apre la crisi di Governo, per poi formare un nuovo esecutivo con PCI e PSI all'opposizione. È la fine dell'Unità Nazionale e l'inizio del Centrismo.

La politica economica di Einaudi
Il periodo 1945-1948 è denso di scelte fondamentali anche per quanto riguarda la politica economica. I principali problemi da affrontare sono la disoccupazione e la sottoccupazione diffusa, soprattutto nel settore agricolo, l’inflazione e la ricostruzione materiale del paese. I governi di unità nazionale non sono in grado di attuare una ben precisa linea di politica economica di comune accordo, a causa delle differenze interne. In questo contesto, dunque, prevale la linea neoliberista di Einaudi incentrata sulla conservazione del regime della proprietà già esistente e sul ritorno alla totale libertà d’azione da parte dell’impresa privata, con l’eliminazione di ogni vincolante controllo pubblico. Una linea, questa, che riscuote l'approvazione degli Usa, interessati ad unificare il mercato mondiale sotto la supremazia del dollaro e ad aprire il mercato europeo, che ha necessità di importare cospicue risorse, agli scambi con quello americano.
Sul versante della politica economica, in questo periodo, le forze politiche di sinistra assumono un atteggiamento rinunciatario, anche a causa dei contrasti fra comunisti e socialisti. I primi, infatti, a differenza dei socialisti, rifiutano categoricamente l’idea di inserire la programmazione nel quadro di una struttura economica ancora capitalistica e chiedono riforme radicali, a partire da quella agraria. Il momento storico però è tutt’altro che favorevole all’attuazione di interventi così incisivi, perché esiste un regime di occupazione militare e non è del tutto sopito il timore di un colpo di forza Alleato o monarchico. Inoltre, per guadagnare consenso anche tra i ceti medi, le forze di sinistra devono inizialmente adottare una linea più moderata. La sinistra italiana, perciò, accetta la linea Einaudi e rimanda al futuro Parlamento repubblicano il compito di avviare un dibattito sulle riforme.

 
CRONOLOGIA
della storia politica Italiana dal 25 luglio 1943 al 1953

25 luglio. Il Gran Consiglio del fascismo mette in minoranza Mussolini. Il re lo fa arrestare.
25 luglio 1943 - 22 aprile 1944. Governo Badoglio (I).
8 settembre 1943. Badoglio annuncia la firma dell’armistizio con gli Alleati. Il re, il governo e i vertici militari lasciano Roma e fuggono a Brindisi. L’Esercito, lasciato senza ordini precisi, si dissolve. I tedeschi occupano gran parte della penisola.
9 settembre 1943. Gli Alleati sbarcano a Salerno. A Roma, nei palazzi del Vaticano, i partiti antifascisti (DC, Pd’A, PDL, PSIUP, PCd’I) danno vita al Comitato di Liberazione Nazionale.
Marzo 1994. Svolta di Salerno: Togliatti, giunto a Napoli dall’URSS, propone di rinviare il problema istituzionale al dopoguerra e di far partecipare tutti i partiti del CLN al governo Badoglio; al momento della liberazione della capitale il re cederà tutti i poteri ad una luogotenenza affidata al figlio Umberto (proposta di De Nicola).
22 aprile 1944 - 15 giugno 1944. Governo Badoglio (II).
4 giugno 1944. Gli alleati liberano Roma. Il 5 giugno il capo del Governo, Badoglio, si dimette ma riottiene l’incarico dal luogotenente. Il CLN protesta, sia perché la scelta è stata effettuata dal luogotenente, sia perché il maresciallo è troppo compromesso col passato regime, e ottiene la nomina del proprio presidente, il demolaburista Bonomi, con l’assenso americano e l’opposizione inglese (questo episodio segna il declino dell’influenza britannica sull’Italia, sostituita da quella americana).
18 giugno 1944 - 12 dicembre 1944. Governo Bonomi (I) (PLI, DC, Pd’A, PDL, PSIUP, PCd’I). Cade sul tema dell’epurazione dei fascisti poiché la sinistra propende per metodi e criteri radicali, mentre i moderati di centro-destra auspicano interventi che colpiscano solo gli esponenti delle alte gerarchie del passato regime. Altra spinosa questione è quella del ruolo politico da attribuire al CLN in futuro.
12 dicembre 1944 - 19 giugno 1945. Governo Bonomi (II) (PLI, DC, PDL, PCI). Il nuovo incarico gli viene affidato dal luogotenente; socialisti e azionisti non accettano questo ritorno delle prerogative regie e decidono di non aderire alla coalizione di governo. Nei mesi in cui l’esecutivo resta in carica il problema del peso politico del CLN viene accantonato, mentre sul tema dell’epurazione prevale la linea dei moderati. Cade sotto la spinta del cosiddetto vento del nord, cioè l’entrata sulla scena politica delle forze settentrionali, dopo la progressiva liberazione della penisola da parte degli Alleati.
20 giugno 1945 - 24 novembre 1945. Governo Parri (PLI, DC, Pd’A, PDL, PSIUP, PCd’I).
25 settembre 1945. Si svolge la prima seduta della Consulta.

NB:
La Consulta Nazionale del Regno d'Italia fu un'assemblea legislativa provvisoria, non elettiva, istituita dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale con lo scopo di sostituire il regolare parlamento fino a quando non fosse stato possibile indire regolari elezioni politiche. La prima riunione si tenne il 25 settembre 1945 (convocata dal governo di Ferruccio Parri), e fece le veci del Parlamento fino alle elezioni nazionali del 2 giugno 1946 (repubblica e assemblea nazionale costituente)

Il Decreto Legislativo Luogotenenziale del 5 aprile 1945, n. 146, istitutivo della Consulta Nazionale, dichiarava che scopo della Consulta era dare pareri sui problemi generali e sui provvedimenti legislativi del governo. Quest'ultimo era obbligato a sentire il parere della Consulta su alcune materie quali bilancio, imposte e leggi elettorali.
La Consulta, suddivisa in 10 commissioni, ratificò, tra le altre leggi, il decreto legislativo che assegnava ad un referendum popolare la scelta tra monarchia e repubblica. Inoltre ratificò una legge che permetteva per la prima volta di votare col suffragio universale maschile e femminile, i membri dell’Assemblea Costituente "col sistema proporzionale a liste concorrenti, con collegi elettorali plurinominali e con un collegio unico nazionale per l’utilizzazione dei voti residui".
Fra il 25 settembre 1945 e il 9 marzo 1946 la Consulta Nazionale si riunì in totale 40 volte, ma alcune commissioni lavorarono fino al 10 maggio. Di fatto fu sciolta il 2 giugno 1946 con l'elezione della Costituente.

Il DLL 30 aprile 1945, n.168, emanò le regole per la composizione e le proporzioni per le rappresentanze. Il numero complessivo dei consultori era di 304, poi divenuti 430 circa, che rappresentavano tutti i sei partiti facenti parte del CLN.
Dei 304 componenti, 156 appartenevano ai partiti del CLN, 20 ad altri partiti, 46 alle organizzazioni sindacali, 12 ai reduci, 10 alle organizzazioni culturali, delle libere professioni e quadri aziendali, 60 agli ex parlamentari antifascisti.



7 novembre 1945. Elezioni amministrative.
10 dicembre 1945 - 1 luglio 1946. Governo De Gasperi (I) (PLI, DC, Pd’A, PDL, PSIUP, PCd’I).
2 giugno 1946. Referendum istituzionale (repubblica 54,3% - monarchia 45,7%).
Elezioni per l’Assemblea Costituente (DC 35,2% - PSIUP 20,7% - PCI 20,6% - UDN 6,5% - UQ 5,3% - PRI 4,3% - Blocco naz. Delle libertà 2,5% - Pd’A 1,1% ...)
28 giugno 1946. Enrico De Nicola eletto Presidente provvisorio della Repubblica.
13 luglio 1946 - 20 gennaio 1947. Governo De Gasperi (II) (DC, PRI, PSI, PCI).
9 gennaio 1947. Scissione di palazzo Barberini: Saragat esce dal PSIUP di Nenni e fonda il PSLI (poi PSDI).
2 febbraio 1947 - 13 maggio 1947. Governo De Gasperi (III) (DC, PCI, PSI).
13 maggio 1947. De Gasperi si dimette.
32 maggio 1947 - 12 maggio 1948. Governo De Gasperi (IV) (PLI, DC; in dicembre, con un rimpasto, entrano PRI e PSLI).
22 dicembre 1947. L’Assemblea Costituente approva la costituzione a larghissima maggioranza.
1 gennaio 1948. Entra in vigore la Costituzione
18 aprile 1948. Elezioni Camera dei Deputati (DC 48,5% - Fronte Popolare (PSI, PCI) 31% - PSLI 7,1% - PLI 3,8% - Mon 2,8% - PRI 2,5% - MSI 2,8%)
Elezioni Senato della Repubbl. (DC 48,1% - Fronte popolare (PSI, PCI) 30,8% - PLI 5,4% - PSLI 4,2% - PRI 2,6% - Mon 1,8% - MSI 0,7%)
11 maggio 1948. Luigi Einaudi eletto Presidente della Repubblica.
23 maggio 1948 - 12 gennaio 1950. Governo De Gasperi (V) (PLI, DC, PRI, PSLI)
14 luglio 1948. Attentato a Palmiro Togliatti.
27 gennaio 1950 - 16 luglio 1951. Governo De Gasperi (VI) (DC, PSLI, PRI).
26 luglio 1950 - 29 giugno 1953. Governo De Gasperi (VII) (DC, PRI).
7 giugno 1953. Elezioni Camera dei Deputati (DC 40,1% - PCI 22,6% - PSI 12,7% - Mon 6,9% - MSI 5,8% - PSDI 4,5% - PLI 3% - PRI 1,6 ...).
Elezioni Senato della Repubb. (DC 39,9% - PCI 20,2% - PSI 11,9% - Mon 7,1% - MSI 6,1% - PSDI 4,3% - PLI 2,9% - PRI 1,1%).
16 luglio 1953 - 28 luglio 1953 Governo De Gasperi (VIII) (DC).
17 agosto 1953 - 5 gennaio 1954. Governo Pella (DC). Nasce come un governo di affari, cioè un governo dichiaratamente di transizione, con un programma limitato. Ben presto, però, si guadagna l’appoggio della destra soprattutto grazie all’atteggiamento duro ed intransigente assunto per ottenere l’annessione di Trieste (la zona A); addirittura mobilità due divisioni al confine orientale. Cade per iniziativa dell’ala sinistra della DC.




la pioggia nel pineto


Un po' di materiale utile per la comprensione del brano. Con una avvertenza: la parte relativa al panismo non è mia, (anche se alcune aggiunte sono state fatte anche dal sottoscritto), ma serve comunque a inquadrare la questione per quanto riguarda la comprensione della poetica dannunziana.
la seconda parte è una bozza di riflessione sul rapporto tra Ermione e la parola poetica di D'Annunzio

Panismo
Il termine “panismo”, attraverso l’aggettivo “pànico”. deriva dal nome del dio greco παν (pan). Designa un atteggiamento letterario che privilegia come esperienza fondamentale dell'artista il rapporto ricco di slancio e di pienezza gioiosa con la vita della natura , concepita come forza animata, nella quale egli si identifica. Pan è una divinità del mondo pastorale, con caratteri di selvaggia bestialità e legami con il mondo infero; celebri i suoi accoppiamenti in forma travestita. Per paraetimologia il nome è collegabile alla voce greca “pan”, che significa ’tutto’, così da attribuire al dio il carattere di divinità universale della natura. A questa accezione si riferisce il termine “panismo”, da intendersi quale tensione a identificarsi con le forze naturali, fondendosi a esse con slancio gioioso e istintivo. La vegetalizzazione e l’animalizzazione dell’umano che si riscontrano in numerosi testi dell’Alcyone di d’Annunzio ne costituiscono esempi calzanti.
Alla svolta del secolo nasce il disegno ambizioso e composito delle Laudi,in cui è penetrata anche la lezione nietzschiana. Nelle Laudi è evidente anche l'influenza del Simbolsmo francese,soprattutto nella ricerca di una musicalità ricca di echi e di riflessi.
Alcyone è il terzo libro delle "Laudi del cielo, del mare, della terra e degli eroi", poema lirico concepito da Gabriele D'Annunzio in sette libri e rimasto incompiuto. Alcyone, composto nel 1903 e pubblicato nel 1904, è un vero inno ad una natura riscoperta in luoghi ancora incontaminati.
E' il libro che più ha influenzato la poesia del Novecento e che, anche all'interno della produzione di D'Annunzio si presenta come uno dei più sperimentali soprattutto sul piano del linguaggio e dello stile.
Qui finalmente la ricerca ansiosa di una "comunione più profonda "con le cose e la loro "anima",l'antropomorfismo" spiritualizzato", ovvero" la misteriosa facoltà di penetrare in ogni oggetto e di trasmutarsi in esso",sembrano trovare il proprio ritmo necessario. L'incontro tra oggetto e soggetto si realizza attraverso analogie e corrispondenze ,aderenti,al mistero infinitamente fluido dell'essere nel mondo. E nelle cosiddette strofe lunghe, in versi liberi,ma anche nelle più tradizionali strutture endecasillabiche D'Annunzio trova la flessuosità di un ritmo multiplo e franto che si modella a ogni istante sull'emozione. La concretezza geografica del paesaggio marino versiliese, dall'esplosione luminosa dell'estate al languore di Settembre , si trasforma spesso in uno sfondo magico e favoloso.
Il panismo è una vera e propria forma di conoscenza , che conserva il carattere elitario e aristocratico di tutta l'esperienza dannunziana. Dopo aver affermato i miti della potenza , della patria,del dominio sulle masse nelle due raccolte precedenti, il superuomo dell'Alcyone assume anche il ruolo di depositario della conoscenza. Attraverso la parola poetica , può restituire alle cose un senso che è smarrito nella società contemporanea. Proprio la parola diventa l'orizzonte verso cui si slancia la concezione panica della vita, perché attraverso il suono si cerca di riattivare la separazione tra uomo e realtà fisica.



Ermione/parola
Ermione è la figura protagonista del componimento. Oltre ad essere un personaggio importante della classicità greca e latina è l'elemento che permette di comprendere l'operazione che D'Annunzio conduce sulla parola poetica. Ermione è un nome teoforico che chiama in causa Ermes e la relazione tra parola e realtà che ad Ermes è connessa.
Tutto il componimento, con le sue molteplici figure di suono e di significato altro non è che la sperimentazione della possibilità della parola di essere vita e fisicità. La metamorfosi che che avviene nel testo è quella della parola poetica che diventa carne pulsante e desiderante.
Il panismo dannunziano si prefigge in Alcione proprio di raggiungere questa condizione della parola poetica: essere l'elemento dentro cui è possibile recuperare quello che la prosaicità della vita quotidiana ha tolto all'uomo - un ritorno alla condizione primigenia dell'essere umano, liberato da tutte le sovrastrutture ideologiche che nel corso dei secoli l'hanno tenuto incatenato e lontano dalla vita (visione nicciana).
La ricerca di D'Annunzio di questo tipo di parola parte da due importanti personaggi della cultura del secondo ottocento Baudelaire e Nietzsche. Il primo offre a D'Annunzio la possibilità di indagare la parola e le sue possibilità di essere suono materico del desiderio attraverso la postulazione della sinestesia come strumento di creazione di realtà ricche e dense di vita (cfr: il sonetto Corrispondenze)

Profumi colori e suoni sono l'elemento che D'annunzio utilizza in maniera magistrale dentro il proprio componimento per ottenere un effetto di estasi fisica che si collega con il trionfo d'una vita dedita al piacere senza nessuna concessione alle regole dela piccola moralità borghese.
La tecnica dannunziana si ispira proprio alla seconda parte del sonetto di Baudelaire e fa propria quella visione della vita arricchita da un gusto per l'estetismo aristocratico che il lessico utilizzato nel componimento conferma.
Da Nietzsche oltre che il concetto di superuomo, D'Annunzio prende soprattutto il concetto di ritorno alla terra. Tutta la metamorfosi è una risposta a quel grido che il filosofo tedesco dice di udire nel mar egeo (“il grande Pan è morto”, Nascita della tragedia). D'annunzio resuscita pan attraverso la parola e restituisce alla vita la sua possibilità di essere parte della natura attraverso i giochi della parola poetica.
Ma questo movimento compiuto da D'Annunzio, il suo tentativo di esperire le possibilità vitalistiche della parola attraverso la sensualità di suoni e sensi, passa attraverso l'esperienza poetica di Pascoli. L'intero componimento dannunziano è infarcito di tecniche e ricerche pascoliane, cambiate naturalmente di senso. Mentre in Pascoli a dominare è la relazione parola/morte, in d'annunzio c'è il tentativo di restituire alla parola il suo rapporto con la vita. Proprio però su questo ultimo versante la poesia dannunziana si arena sulla condizione storica del tempo dentro cui il poeta vive: la parola ha perso nel novecento la sua possibilità di ricollegare l'uomo alla vita.
Nella fusione poeta/ermione(parola e proprio senso)/natura all'inizio del componimento la favola bella (cioè la parola vita desiderio) illude d'annunzio, che crede quindi di poter padroneggiare con la tecnica sopraffina che lo caratterizza la parola, e non illude più la parola/ermione, … alla fine del componimento i termini del rapporto si capovolgono: la sperimentazione tecnica dannunziana ha raggiunto il proprio obiettivo: la favola bella oggi illude ermione (parola) - quindi il poeta ha raggiunto il proprio scopo, è riuscito creare quel rapporto che lega sensualmente vita, natura e parola e ha fatto della parola il fulcro attorno a cui ruota tutto questo meraviglioso ingranaggio – ma non illude più il poeta perché qualcosa tarla la sua certezza e resta quindi quella ambiguità di senso che se da un lato conferisce ancora più sensualità all'hic et nunc (qui e ora) dell'atto poetico, dell'altro conferma la deriva che la parola novecentesca ha intrapreso verso spiagge di morte, lidi dove all'uomo non resta altro da osservare che il proprio naufragio e l'impossibilità di una qualunque concreta salvezza. (cfr Ulisse di pascoli, Ulisse di Joyce, Kafka, Pirandello, Svevo, Montale, Ungaretti … e mille altri ancora …).
Il panismo sensuale allora diventa possibile solo nella illusione che dura l'attimo di una goccia di pioggia nella calura estiva su una spiaggia lontana della civiltà, ... il resto è solo morte!